Lavoro
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LE MORTI SUL LAVORO SONO UNA TRAGEDIA NAZIONALE E QUESTO PROVVEDIMENTO È UNA SCATOLA VUOTA
Il dramma delle morti sul lavoro è una vera tragedia nazionale. Nonostante norme che si stratificano e dichiarazioni solenni, non si riesce a proteggere in maniera adeguata la vita di chi lavora. I dati INAIL sui primi dieci mesi del 2025 restituiscono un quadro devastante: quasi 900 morti, 889 lavoratrici e lavoratori che sono usciti di casa per andare a lavorare e a casa non sono più tornati.
E sempre i dati INAIL ci dicono che sui luoghi di lavoro si muore il doppio se sei precario, se sei intermittente se lavori con salari bassi.
Di fronte a questa realtà, purtroppo, il decreto-legge contenente misure urgenti per la tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, al di là del titolo accattivante, non contiene molto altro e rappresenta l’ennesima occasione mancata.
Il Partito Democratico ha votato contro.
La sicurezza sul lavoro non dipende solo da qualche correttivo alle norme ma soprattutto da come si organizza la produzione, da quali imprese possono entrare in un cantiere, da cosa si chiede ai committenti, dal tipo di filiera, dal ruolo della formazione, dalla capacità dello Stato di presidiare realmente i luoghi in cui si lavora.
Di tutto ciò nel decreto non c’è nulla.
Manca una politica delle filiere, manca un intervento serio contro i subappalti a cascata, manca una qualificazione rigorosa delle imprese che contrattano e lavorano nei cantieri, mancano strumenti contro la precarietà e per i salari poveri.
Serviva cambiare l’attuale sistema, in cui la sicurezza viene spesso sacrificata nella corsa al ribasso dei costi. E questo accade anche perché troppe imprese entrano nella catena produttiva senza requisiti adeguati, senza controlli, senza competenze verificabili.
Anche su questo aspetto nel decreto-legge non c’è nulla, nulla viene toccato.
Altro elemento fondamentale, e invece affrontato superficialmente, è quello della formazione. La cultura della sicurezza si costruisce con percorsi curriculari seri, con programmi scolastici dedicati, con una formazione tecnica e professionale che accompagni il giovane fin dal suo ingresso nei luoghi di lavoro.
Così come nulla c’è per la tutela dei giovani inseriti in percorsi formativi e professionalizzanti. La decisione della maggioranza di respingere in Commissione l'emendamento del PD che estendeva il divieto di impiegare studenti e tirocinanti in attività ad alto rischio è tremendamente sbagliata e incomprensibile.
Prevenzione, innovazione, formazione e controllo. Non sono elementi scindibili, vanno tenuti insieme, migliorati, resi efficaci, altrimenti non c’è sicurezza ma solo propaganda.

